Per le ragazze…

Intorno al 1183 papa Lucio III (monaco cisterciense) trasferisce la sede pontificia a Verona, per sfuggire la situazione tempestosa di Roma. È l’anno della Pace di Costanza tra Federico I Barbarossa e i comuni della Lega lombarda, e lo stesso papa incontrerà l’imperatore l’anno successivo, proprio a Verona. Insieme al papa, come ci informa Cesario, maestro dei novizi del monastero cisterciense di Heisterbach, arrivano in città molti nobili e prelati, tra i quali «il nostro confratello Godescalco, allora canonico della cattedrale di Colonia, in compagnia di suo fratello Everardo, canonico di San Gereone».

I due sono ospitati da un uomo sposato e con una figlia. Tutto tranquillo, se non che Everardo si accorge che ogni notte la famigliola esce di casa in gran segreto. È curioso e un giorno chiede: Dove andate? E quelli gli rispondono: Dai, vieni anche tu.

«Li seguì in una costruzione sotterranea, abbastanza grande, dove radunatesi molte persone di entrambi i sessi (multis ex utroque sexu congregatis), nel silenzio generale, un eresiarca tenne un sermone pieno di bestemmie con cui diede loro delle regole di vita e di comportamento. Quindi, spenta la candela, ciascuno possedette colei che gli stava più vicino (unusquisque sibi proximam invasit) senza fare distinzione alcuna fra moglie ed estranea, fra vedova e vergine, fra signora e serva, e, cosa ancora più orribile, fra figlia e sorella.»

Everardo, iuvenis luxuriosus atque vagus, non ci può credere: torna la sera successiva, si mescola agli eretici (mingling da manuale), si mette a chiacchierare con la figlia del suo ospite e, «quando venne spenta la candela, peccò». La cosa va avanti per mesi, tanto che il capo della setta eretica si sbilancia: «Questo giovane frequenta con tanta diligenza la nostra scuola che presto sarà in grado di insegnare agli altri».

Per fortuna Godescalco si accorge delle trame del maligno e interviene, redarguendo duramente Everardo e riportandolo sulla retta via. E sia ringraziato il Signore che il male peggiore non abbia traviato l’anima del giovane canonico, che infatti confessa al maestro: «Sciatis, frater, me non frequentare conventicula haereticorum propter haereses sed propter puellas

Sappiate, fratello, che io non frequento le conventicole degli eretici per il loro credo, ma per le ragazze.

Cesario di Heisterbach, Dialogus miracolorum, V, 24: «De haereticis Veronensibus», in Sui demòni, Edizioni dell’Orso 1999, p. 107.

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2 risposte a “Per le ragazze…

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  2. «Sciatis, frater, me non frequentare conventicula haereticorum propter haereses sed propter puellas.» Eh, uno che aveva le idee chiare, almeno.

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